Il peso della diversità
Durante la serata di Giovedì 19 Marzo, sono stato invitato a intervenire come facilitatore alla serata evento “TED Members Group Discussions” sponsorizzata da Impact Hub. Un evento molto stimolante al quale vi invito a partecipare il prossimo 19 luglio.
Il format della serata è quello di guardare un video tutti insieme; in questa serata si trattava del video Inclusion Revolution di Daisy Auger-Domínguez, Diversity and Inclusion Strategist. Qualora foste interessati, potete trovare il video qui.
Parte da questo video l’analisi di un concetto ancora più ampio che mi sento di condividere con voi; il peso della diversità.
Oggi più di ieri la diversità viene vista dalla nostra società come un’opportunità di crescita, un qualcosa di cui istutuzioni, aziende, persone singole ogni giorno si devono interfacciare per cercare di trovare la formula perfetta che dia la giusta lettura.
Non credo di potermi autoproclamare conoscitore di una giusta lettura, ma da molti anni ormai combatto perché credo fortemente che la diversità debba essere ritenuta un valore su cui basare le fondamenta da cui poter ripartire.
Per la mia esperienza personale, viene facile fare il paragone della diversità espressa come disabilità, ma nella nostra società il concetto di “diverso”, è molto più ampio.
Lo è colui che ha una visione differente dalla nostra, gusti differenti nel vestirsi e nel modo di fare le cose nella vita di tutti i giorni. Lo è lo straniero, per il colore della pelle, per la lingua parlata. “Diverso” è considerata anche la persona con una o più menomazioni strutturali o funzionali, che nello stereotipo generale, viene considerato meno autonomo nello svolgere le attività quotidiane.
Io, seguendo la logica di questo concetto sarei considerato diverso, ma “diverso” non mi sento.
Ma allora mi interrogo e mi chiedo perché la diversità appare così tanto come un pericolo per la società in cui viviamo? Perché non può essere invece vista come la possibilità di un riscatto per chiunque voglia ospitare la diversità, accoglierla come metro di giudizio fino a farne diventare un punto di forza e non di debolezza come siamo erroneamente portati a pensare. Occorre capire che ciò che c’è di stimolante nella vita è proprio poter confrontarsi con persone che una volta avremmo giudicato come totalmente diverse da noi ma nelle quali c’è un mondo che non conosciamo, ma da cui potremmo imparare e migliorarci.
Vi lascio con una poesia di Ermanno Eandi sulla disabilità, che mi sento di condividere con chiunque, per differenti motivi, si senta discriminato.
Sono immobile eppure mi muovo,
corro, volo, salto,
m’innalzo con la mia fantasia
e raggiungo vette altissime.
Da lì vedo la mia voglia di rivincite,
l’autenticità di essere me stesso,
lontano da quel che sono
ma vicino alla mia pura sensibilità.
A volte vedo gli altri
correre da fermi con i pensieri inariditi,
che fingono di capirmi
con il loro falso compianto
di chi non vola più o, peggio, non ha mai volato.
Dalla mia sedia a ruote spuntano le ali,
faccio capriole nella mente,
mi piaccio e capisco:
che è meglio avere un corpo senza corpo
che una testa senza testa.