Disabilità significa rinunciare alle proprie passioni?

Disabilità significa rinunciare alle proprie passioni?

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Dopo l’incidente che ci ha condotto alla disabilità, è giusto oppure no accantonare le proprie passioni…per di più se sono state proprio loro ad averci portato sulla sedia a rotelle?

Sempre più spesso vedo persone sedute che, per esempio, tornano ad usare la moto anche se il destino, la logica, la fisica direbbero loro che non è più possibile.
Sappiamo tutti che il mezzo che maggiormente incarna il senso di libertà, ammirazione o capacità umana è senza dubbio la moto, vedere quindi un ragazzo che dopo un incidente ritorna in sella contro tutto e tutti provoca inesorabilmente un senso di ammirazione ed approvazione, sia nel mondo verticale che in quello seduto. Ma è giusto tutto questo?

Un esempio su tanti è il video che ho condiviso, dove un pilota rimane paralizzato in diretta TV durante un’esibizione. Ma non finisce lì: parlano gli amici, la moglie e infine, davanti ad un pubblico in delirio, lui torna in moto per fare quello che faceva prima, sconfiggendo cosi tra gli applausi il demone della disabilità.
Ma è veramente cosi ché si sconfigge la disabilità?

Non lo so!
Ho molti dubbi. Posso parlare per me: la moto è stata la mia passione, la mia vita per molto tempo. Poi l’incidente, e tutto è cambiato. Il mio corpo, la mia mente, ho capito che non sarebbe mai più’ stato come prima. Quindi ho accettato…non la sconfitta, ma il cambiamento.

A tutti capiterà nella vita prima o poi di dover accettare il “cambiamento”, perché fortunatamente si invecchia e la natura ci insegna che non si possono fare da anziani le cose che si facevano da giovani, e quindi bisognerà accettare il cambiamento! A noi è arrivato solo in anticipo…

Ma se davanti ad un pubblico in delirio il pilota che è tornato a saltare sulla sua moto fosse caduto nuovamente, e si fosse fratturato il collo o peggio se fosse morto in diretta TV !!! Quale sarebbe potuta essere la morale?
“E’ MORTO METRE FACEVA QUELLO CHE AMAVA”? mi dispiace, ma per me non è accettabile.

Io ho già avuto la mia occasione, e fortunatamente ne sono uscito vivo, non metterò mai più la mia vita a rischio per dimostrare che posso fare esattamente quello che facevo pima, semplicemente perché non è vero: io non sono più quello di prima, e ho accettato il cambiamento.

Concludo quindi dicendo che, a mio parere, se vogliamo amare veramente qualcosa, non dev’essere una passione ma la vita stessa.
Ognuno è libero di scegliere la propria strada… io se potessi alzarmi in piedi ad applaudire, lo farei per un disabile che sceglie di vivere, sceglie di farsi una famiglia, di lavorare, piuttosto che per uno che davanti alla moglie fa il giro della morte in moto per dimostrare che nulla è cambiato.

Paolo[:en]

Dopo l’incidente che ci ha condotto alla disabilità, è giusto oppure no accantonare le proprie passioni…per di più se sono state proprio loro ad averci portato sulla sedia a rotelle?

Sempre più spesso vedo persone sedute che, per esempio, tornano ad usare la moto anche se il destino, la logica, la fisica direbbero loro che non è più possibile.
Sappiamo tutti che il mezzo che maggiormente incarna il senso di libertà, ammirazione o capacità umana è senza dubbio la moto, vedere quindi un ragazzo che dopo un incidente ritorna in sella contro tutto e tutti provoca inesorabilmente un senso di ammirazione ed approvazione, sia nel mondo verticale che in quello seduto. Ma è giusto tutto questo?

Un esempio su tanti è il video che ho condiviso, dove un pilota rimane paralizzato in diretta TV durante un’esibizione. Ma non finisce lì: parlano gli amici, la moglie e infine, davanti ad un pubblico in delirio, lui torna in moto per fare quello che faceva prima, sconfiggendo cosi tra gli applausi il demone della disabilità.
Ma è veramente cosi ché si sconfigge la disabilità?

Non lo so!
Ho molti dubbi. Posso parlare per me: la moto è stata la mia passione, la mia vita per molto tempo. Poi l’incidente, e tutto è cambiato. Il mio corpo, la mia mente, ho capito che non sarebbe mai più’ stato come prima. Quindi ho accettato…non la sconfitta, ma il cambiamento.

A tutti capiterà nella vita prima o poi di dover accettare il “cambiamento”, perché fortunatamente si invecchia e la natura ci insegna che non si possono fare da anziani le cose che si facevano da giovani, e quindi bisognerà accettare il cambiamento! A noi è arrivato solo in anticipo…

Ma se davanti ad un pubblico in delirio il pilota che è tornato a saltare sulla sua moto fosse caduto nuovamente, e si fosse fratturato il collo o peggio se fosse morto in diretta TV !!! Quale sarebbe potuta essere la morale?
“E’ MORTO METRE FACEVA QUELLO CHE AMAVA”? mi dispiace, ma per me non è accettabile.

Io ho già avuto la mia occasione, e fortunatamente ne sono uscito vivo, non metterò mai più la mia vita a rischio per dimostrare che posso fare esattamente quello che facevo pima, semplicemente perché non è vero: io non sono più quello di prima, e ho accettato il cambiamento.

Concludo quindi dicendo che, a mio parere, se vogliamo amare veramente qualcosa, non dev’essere una passione ma la vita stessa.
Ognuno è libero di scegliere la propria strada… io se potessi alzarmi in piedi ad applaudire, lo farei per un disabile che sceglie di vivere, sceglie di farsi una famiglia, di lavorare, piuttosto che per uno che davanti alla moglie fa il giro della morte in moto per dimostrare che nulla è cambiato.

Paolo[:]

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